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I TELESCOPI

In questa sezione andremo a trattare i vari tipi di telescopi e montature che esistono vedendo le varie caratteristiche. Come ben sappiamo, per poter osservare il cielo, è sufficiente l’occhio umano, soprattutto se si ha la possibilità di poter usufruire di un cielo con basso inquinamento luminoso. Se però si desidera poter scorgere stelle o oggetti che risultano essere “invisibili” all’occhio umano bisogna far ricorso a strumenti specializzati, i telescopi o binocoli (Dipende dal tipo di esigenza, possibilità che si ha). Ora ci concentriamo sui telescopi.

Esistono telescopi di ogni tipo e per ogni esigenza, sotto daremo le informazioni da valutare nella scelta del telescopio:

Ottica [OTA]

 

La caratteristica più importante di un telescopio è il suo diametro (o apertura), sicuramente quanto è più grande il diametro tanto maggiore sarà la capacità di raccogliere la luce e quindi di catturare dettagli più fini dei vari oggetti che osserveremo. Una seconda caratteristica dell’ottica di un telescopio è la sua lunghezza focale che influenza il suo potere di ingrandimento e la luminosità in caso di fotografia attraverso il telescopio. La lunghezza focale in un certo senso determina anche la lunghezza fisica del tubo ottico ma non in tutti i casi, come vedremo più avanti. L’ingrandimento del telescopio ha un valore massimo, non è possibile ingrandire l’oggetto che si osserva a proprio piacimento. Il valore massimo indicativamente dipende dal diametro dell’obiettivo, ed è all’incirca 2 volte il diametro per i telescopi riflettori e 2,5 volte per i rifrattori. Sicuramente vi starete chiedendo come si calcola l’ingrandimento, vero? Semplicemente dividendo la lunghezza focale del telescopio per la focale dell’oculare che stiamo utilizzando.

Vediamo un esempio:

- Lunghezza focale del telescopio: 900mm

- Lunghezza focale dell'oculare: 10mm

- Ingrandimento: 900/10 = 90x

Altro parametro da tenere conto nella valutazione di un tubo ottico, è il potere risolutivo [PR], che in poche parole non è nient’altro che la capacità di rilevare come distinti i particolari dell’immagine. A differenza degli ingrandimenti dove si hanno due fattori per la valutazione, nel caso del potere risolutivo, conta semplicemente il diametro dell’obiettivo, quindi è subito chiaro che un telescopio con apertura di 100mm ha un PR migliore rispetto ad un telescopio da 60mm. Il suo calcolo è molto semplice:

PR=120/D[mm]. Sotto un esempio tra un telescopio con 114mm di apertura ed un 150mm.

PR[114]=120/114= 1,05

PR[150]=120/150= 0,8

Dopo questa piccola introduzione sui parametri da tener sott'occhio nella scelta del telescopio, andiamo a vedere i vari schemi ottici che esistono. In general possiamo fare una macro divisione in 4 categorie più comuni: rifrattori, riflettori, Schmidt-Cassegrain ed infine Maksutov-Cassegrain.

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I riflettori  (Vedi rappresentazione sopra) a differenza dei rifrattori hanno uno specchio primario concavo, ed il principio di funzionamento è dato dalla riflessione, in questo modo si viene a creare un cono di luce che dal primario viene fatto convergere verso lo specchio secondario (Piano ed inclinato) rispetto all’asse ottico. Il secondario a sua volta, riflette il cono di lune verso l’esterno del tubo fino a convergere sull’oculare (Piano focale). La dimensione dello specchio secondario a volte viene indicato come “ostruzione lineare” rispetto al diametro principale, per esempio, un newton da 200mm di apertura con secondario da 50mm avrà un’ostruzione del 25%. Questa ostruzione comporta una perdita di contrasto. Tuttavia, un valore fino al 20-25% non è molto evidente. Con valori superiori al 25-30% la perdita di contrasto inizia a farsi notare sempre di più. Anche i riflettori, come i rifrattori possono soffrire di aberrazioni, in questo caso parliamo di “coma”, un’aberrazione extra-assiale. Sui modelli con rapporto focali da f/6 in su, il coma non rappresenta un grosso problema, ma con modelli da f/6 in giù, l’immagine risulta degradata. I correttori di coma in visuale non sono obbligatori ma lo diventano nel caso di astrofotografia. Un vantaggio non indifferente dei newton è la possibilità di avere grandi diametri e ciò comporta una grossa quantità di luce da “trattare” e di conseguenza i riflettori vengono usati in caso di osservazioni deep-sky ma di contro hanno una manutenzione più frequente.

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Il terzo schema ottico che presentiamo, è lo Schmidt-Cassegrain, anche abbreviato con la sigla [SCT] è un catadiottrico, ovvero combina lenti e specchi, ne esistono diverse varianti a seconda delle posizioni reciproche tra lastra e specchi. In questi tipi di telescopi, viene combinato il riflettore con una lastra correttrice. La lastra correttrice ha la funzione di correggere l’aberrazione sferica che infligge i puri newton. Uno dei svantaggi più comuni che caratterizzano questi telescopi è l’acclimatamento che risulta essere lungo, essendo completamente chiuso. Per ovviare a tali problematiche è possibile dotarlo di ventole in modo tale da ridurre i tempi.

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Passiamo velocemente ai Maskutov-Cassegrain [mak]. Telescopio catadiottrico composto da uno specchio primario sferico e da uno specchio secondario ricavato da una porzione centrale ed interna al tubo del menisco. Quest’ultimo ha la funzione di ridurre l’aberrazione sferica prodotti dagli specchi. Quindi ricapitolando si ha:

  • Rifrattori forniscono immagini nitidissime, ricche di dettagli e contrasti, adatti specialmente per osservare in visuale Luna, Sole, pianeti e stelle doppie. Rifrattori con diametri superiori a 80-90mm di apertura, risultano essere costosi e con lunghezze focali importanti che li rendono difficile da trasportare. I modelli apocromatici sono molto indicati per l’astrofotografia del profondo cielo.

  • Riflettori sono telescopi ad uso “universale”, molto adatti a chi si affaccia per la prima volta al mondo dell’astronomia e desidera uno strumento che sia in grado di offrire immagini di buon livello su ogni tipo di oggetto. Quindi anche a piccoli diametri, garantiscono comunque delle belle visioni su ammassi aperti, stelle e nebulose più luminose. (Un buon compromesso come primo strumento può essere un 130mm di apertura) A differenza dei rifrattori sono leggermente più semplici da trasportare.

  • I telescopi Schmidt-Cassegrain a differenza dei primi due, sono stati pensati per poterli spostare con molta più facilità visto il loro ingombro ridotto a parità di lunghezza focale. Come per i Newton possiamo considerarli universali.

Montatura

A differenza dei telescopi, dove abbiamo tante possibilità, sulle montature abbiamo due categorie: altazimutale (A sinistra) ed equatoriale (A destra).

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Partendo dalla montatura altazimutale, possiamo subito dire che è senz’altro la montatura più semplice ed economica e permette al telescopio due movimenti, parallela all’orizzonte e verticale. Viene utilizzata principalmente per osservazioni visuali (non indicata per astrofotografia importante). 

Nella versione manuale non è molto adatta ad essere utilizzata a grandi ingrandimenti per via delle difficoltà nell’inseguire manualmente l’oggetto che tenderà a spostarsi molto rapidamente. Oggi giorno sono presenti anche montature altazimutali dotate di sistema go-to che permette tramite la scelta dell’oggetto da puntare di osservare la montatura che in maniera automatica muoverà il telescopio fino a puntare l’oggetto desiderato e tenerlo centrato per rendere più agevole l'osservazione.

La seconda montatura è quella equatoriale che può essere alla tedesca oppure a forcella (Esempio classico Meade serie LX). L'equatoriale è più complessa ed è caratterizzata da due movimenti, ascensione retta [AR] e declinazione [DEC]. Quello principale è l'AR, che è parallelo all’asse di rotazione terrestre e permetterà tramite movimenti manuali o motorizzati (Attraverso un motorino) di poter inseguire l’oggetto in maniera molto semplice. 

La montatura equatoriale come si capisce dalla piccola descrizione, sicuramente risulta essere più complessa anche nel settarla (A breve usciranno tutorial su questo argomento) ma allo stesso modo offre tanti vantaggi su osservazioni ad alto ingrandimento (sia con ascensione retta manuale che motorizzata) ed è perfetta in ambito astrofotografia. Le montature equatoriali ne esistono di diversi tipi, sicuramente sfogliando vari siti e cataloghi online vi ritroverete diverse sigle. Sotto un piccolo elenco delle montature più comuni.

  • Eq1 – Montatura equatoriale basica, viene fornita solitamente con telescopi di basso livello, entry level con diametri inferiori a 90mm. Può essere eventualmente motorizzata solamente sull’asse AR.

  • Eq2 – Montatura che solitamente viene fornita sempre con strumenti entry level ma con diametri che possono andare da 90-130mm di apertura. Risulta leggermente più stabile rispetto la precedente e quindi garantisce un peso utile leggermente superiore. Anche in questo caso può essere motorizzata solamente sull’asse AR.

  • Eq3 – In questo caso si inizia a parlare di una montatura di un certo livello rispetto alle precedenti, può essere dotata di cannocchiale polare (Per effettuare un buon allineamento polare, seguiranno tutorial) e può essere motorizzata su entrambi gli assi. Alcuni marchi offrono addirittura il sistema Go-To. Esistono varianti della Eq3 che sono sicuramente delle grosse evoluzioni (Esempio la EQ 3.2)

  • Eq5 – Montatura molto più robusta rispetto la sorella minore Eq3, con una capacità di carico di circa 10 Kg in visuale. Anche in questo caso la montatura può essere motorizzata e dotata di sistema Go-To. Come per la Eq3, esistono varie varianti della Eq5, come la HEq5 in grado di avere una capacità di carico di  circa 14 Kg.

  • Eq6 – Si differenzia dalla sorella Eq5 principalmente per la sua robustezza e miglioramenti a livello meccanico che si traduce in una maggior capacità di carico (Circa 20 Kg). Esistono anche in questo caso altre varianti.

  • Eq8 - Montatura equatoriale dotata di una colonna per il fissaggio a terra della struttura e quindi a differenza delle altre montature, non viene fornita con un treppiede.

L’elenco sopra, riguarda principalmente le montature che potrete trovare con maggior facilità nei cataloghi dei produttori specializzati. Sicuramente come sempre, si consiglia sempre di interfacciarsi con gli specialisti dei vari negozi in maniera tale da effettuare il giusto acquisto e godersi in pieno lo strumento sfruttandolo completamente. Tale guida è una “pillola” di conoscenza in maniera tale da avere già una prima “infarinatura” dei vari strumenti e delle loro caratteristiche in maniera tale da non essere sprovveduti in fase di acquisto. Per qualsiasi dubbio, scriveteci pure. Cieli sereni!

I primi che analizziamo sono i rifrattori (In alto una rappresentazione dello schema ottico), possono essere classificati in due categorie, rifrattori acromatici oppure apocromatici. I rifrattori acromatici (più economici) sono composti da 2 lenti. Questi tipi di rifrattori soffrono di cromatismo. Per poter ridurre questo aspetto negativo, si devono utilizzare più lenti e in questo caso si parla di rifrattore apocromatico dove possiamo trovare 3-4 lenti in grado di annullare l’effetto indesiderato del cromatismo. Come ben si capisce, il costo in questo caso tende a lievitare. Esistono anche rifrattori detti “doppietti semi-apo” cioè dei doppietti nei quali l’aberrazione cromatica è minore rispetto a quella prodotta dai doppietti acromatici, praticamente una via di mezzo dove la minimizzazione del cromatismo avviene utilizzando uno spettro secondario alla Fluorite oppure la FPL-53 (Fluorite sintetica).

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